Chiunque abbia avuto a che fare con le gerarchie della chiesa cattolica (in Italia tutti e tutte…) ben conosce la sua dottrina sessuofobica, le sue continue interferenze nella vita politica del nostro paese, e ben conosce l’ anomalia di un piccolissimo stato che ha ramificazioni in tutto il mondo. Conosce soprattutto l’enorme potere che detiene nella nostra vita civile, attraverso le sue strutture più o meno ufficiali. Ad essere sconosciuti fino a poco tempo fa erano però i comportamenti di alcuni dei suoi componenti, in netto contrasto non tanto con la morale cattolica, quanto con le stesse leggi degli stati a cui quotidianamente tengono lezione di moralità. E non stiamo parlando solo delle violenze sessuali perpetrate, ma soprattutto dell’omertà rispetto a queste. Non stiamo parlando quindi solo di qualche (o più di qualche) prete i cui comportamenti sessuali dimostrano la totale mancanza di rispetto per gli esseri umani, ma soprattutto delle “alte” gerarchie cattoliche che, negli anni, hanno protetto e favorito questi crimini, compreso colui che è l’attuale "capo” della chiesa cattolica e dello Stato del Vaticano, Joseph Ratzinger, alias Benedetto XVI. Tale “protezione” non è dovuta a “carità cristiana”, ma unicamente al tentativo di nascondere le incongruenze, per non dire la follia, della morale sessuale che la chiesa cattolica intende imporre, dietro lo schermo del “diritto naturale”. Il Coordinamento Facciamo Breccia aderisce alla manifestazione in sostegno delle vittime della pedofilia indetta da Arcigay, ArciLesbica, AGEDO, Famiglie Arcobaleno, MIT, Certi Diritti, e Dì Gay Project a Roma, in Piazza SS Apostoli, sabato 24 aprile 2010 alle ore 16.30 con l’intento di denunciare ancora una volta un sistema di potere perverso che, nell’avocare a sé il primato sulla moralità e sull’etica nel nostro paese (e non solo), nel condannare ogni forma di sessualità disgiunta dalla riproduzione, nel negare da ogni pulpito di cui dispone l’autodeterminazione, accusandola di “relativismo”, di fatto crea le condizioni per ridurre la sessualità a strumento di coercizione del più forte sul più debole, specchio fedele della proposta eteropatriarcale di cui si fa paladino. Oggi è urgente denunciare con maggior forza come la violenza sessuale sia strutturale di un’organizzazione di potere formata da una casta di sacerdoti esclusivamente maschi. Il reale problema, infatti, si colloca più a monte delle violenze sessuali ai minori, e risiede nelle modalità di accesso al sesso tout-court: lo strumento più facile per avere accesso alla sessualità per quei maschi di chiesa è l’utilizzo del potere derivante dall’essere “uomini di dio”, che ha permesso loro insospettabilità e impunità. E’ altrettanto urgente denunciare come la sessualità violenta dei preti cattolici venga utilizzata per creare un immaginario violento intorno all’ omosessualità: si parla di pedofilia e - per ora - dai giornali sembrerebbe che a denunciare casi di violenza sessuale subita da preti siano soltanto ex- bambini maschi. Ma non è così, anche se nell’immaginario collettivo sta passando l’abbinamento pedofilia-omosessualità. "L'attrazione del pedofilo può essere rivolta sia verso i bambini sia verso le bambine, ma sembra che queste ultime siano le vittime più frequenti (88%); in alcuni casi, l'interesse può essere rivolto indifferentemente verso entrambi i sessi.” (dal “Dizionario Della Salute” del Corriere della Sera). Guarda caso a rompere per la prima volta l’omertà intorno agli abusi sessuali dei preti cattolici fu invece proprio una donna: infatti nel 1984 negli Stati Uniti, per la prima volta, fu intentata causa per “malaffare ecclesiastico” da una donna adulta, Rita Milla, che si rivolge a un avvocato di Los Angeles e inaugura un quarto di secolo di rivelazioni sconcertanti sugli abusi sessuali. Il 18 febbraio 1995 un rapporto viene consegnato al cardinale Martinez Somalo, prefetto della Congregazione vaticana per la vita consacrata. E' un pugno nello stomaco. Si parla di suore sfruttate sessualmente, sedotte e spesso violentate da preti e missionari. (Marco Politi, Repubblica, 2001) Della violenza inflitta dai preti alle donne non sta parlando nessuno. Il Vaticano tacque allora, e ancor oggi tace. E stavolta ha un motivo in più per farlo: in questo caso non si potrebbe fingere che la sessualità malata sia figlia dell’omosessualità. No, sarebbe evidente che la sessualità malata di violenza, abuso e potere trova il proprio alimento proprio nella negazione di una sessualità libera, felice ed autodeterminata. Sarebbe evidente che il problema non è la pedofilia di alcuni preti, l’omosessualità di altri o l’eterosessualità di altri ancora, ma il rapporto aberrante e morboso che la chiesa cattolica ha costruito, nei millenni, con la sessualità. Il Coordinamento Facciamo Breccia